Spettacoli teatrali

Spettacoli teatrali

Aulularia

Genere: Teatro in maschera
Regia: Luca Zilovich
Con: Michelangela Battistella, Giacomo Bisceglie, Simone Guarino, Riccardo Massone, Linda Morando
Pubblico: a partire dagli 11 anni

Il vecchio Euclione trova una pentola piena d’oro in casa sua e inizia a logorarsi salute e cervello per paura che gliela portino via.
Vive così nel costante terrore di tornare povero cominciando a sospettare di tutti, dal suo servo alla sua stessa figlia, vedendoli come possibili ladri della sua segreta fortuna.
Nel frattempo la figlia Fedra e il suo fidanzato Liconide cercano il modo di convolare a nozze, il tutto condito, rimescolato e ingarbugliato dal distratto servo Strobilo colpevole di tutti gli equivoci della commedia.
Questa nuova riscrittura del testo di Plauto mette in luce temi attuali quali l’ossessivo attaccamento ai beni materiali e il potere che da sempre questi esercitano. Gli spettatori sono spinti a desiderare che Euclione perda quella pentola ma, con sorpresa, quando finalmente succede gli dispiace, perché alla fine comprendono di essere come lui.
In questo progetto c’è tutta la nostra passione per il teatro popolare e il desiderio di portarlo direttamente al pubblico.
È uno spettacolo perfetto da mettere in scena anche all’aperto e la struttura del palco è stata ispirata dalle antiche compagnie di comici dell’Arte che si spostavano di città in città.

Bikila

Roma, 10 settembre 1960.
Un uomo corre a piedi nudi tra le strade della capitale italiana. Corre per 42 chilometri e 195 metri.
Agli spettatori presenti lungo il percorso è subito chiaro di assistere a un’impresa che entrerà nella storia delle Olimpiadi. Sanno già che quella medaglia d’oro sarà ricordata per sempre.
Ma quell’uomo scalzo non sta correndo solo una maratona. Abebe Bikila, atleta etiope, sta vincendo la prima medaglia d’oro olimpica della storia dello sport africano. In una delle città simbolo del colonialismo europeo. Bikila non sta solo vincendo una gara, sta correndo per il riscatto di un intero continente.
Davide Fabbrocino, in questo monologo nato da un’idea di Davide Ravan, scritto e diretto da Luca Zilovich, racconta da osservatore esterno la vita di Abebe Bikila, guidando lo spettatore attraverso le affollate vie romane del boom economico e le strade di un’Addis Abeba che tentava di risollevarsi dopo gli anni dell’occupazione italiana.
L’esercito italiano in Etiopia non è andato in gita. Ma per una rapina a mano armata su vasta scala. E la crudeltà dell’atto ha toccato tutti i punti più bassi, dalle esecuzioni sommarie all’impiego di gas tossici, per altro proibiti già da molto tempo.
Si può immaginare quanto, una volta sfilate le scarpe poco prima della partenza della Maratona di Roma, Abebe Bikila fosse leggermente incazzato.

Blasé

Blasé è la tendenza della società a far apparire ogni cosa di un colore uniforme, di un gusto che non sa di niente, uguale a mille altre cose. Blasé è l’incapacità di scegliere. Blasé è la vita del protagonista. La voglia di reagire e scrollarsi di dosso l’insoddisfazione lo portano ad entrare armato in un magazzino di e-commerce, prendendolo in ostaggio. A questo punto, la narrazione passa in mano agli ostaggi stessi: un laureato che ricopre il ruolo più infimo del magazzino, un capo settore che non vuole un cactus come compagno di vita, un’impiegata con la sindrome di Stoccolma, un esperto di marketing che cura l’immagine di una blogger che recensisce coppette mestruali. Una società che usa ogni messaggio, positivo e negativo, non per migliorarsi, ma per confermare sé stessa. Blasé è un monologo a più voci. L’unico attore in scena interpreta, tutti i personaggi della storia. I caratteri, dichiaratamente grotteschi e portati all’esasperazione, rappresentano dei “tipi sociali” ben precisi. Sfiorando il ridicolo riescono comunque a creare un forte collegamento con la realtà quotidiana, premendo l’acceleratore su tutte le contraddizioni che la compongono, con un tono brillante grazie al quale ogni personaggio mantiene la sua umanità (e disumanità).
Gli stessi riferimenti utilizzati si rifanno alla società in cui siamo costantemente immersi che, spesso, ci travolge e ci dà l’impressione di correre velocissimi verso orizzonti che, però, non abbiamo realmente scelto. Come in tutti i precedenti lavori, anche in quest’ultima prova le Officine Gorilla scelgono di non dare una morale ma semplicemente un “punto di vista” (o in questo caso, diversi punti di vista) sulla comunità odierna, sulle dinamiche su cui essa si regge, proponendo una riflessione su come e cosa viviamo tutti i giorni e, soprattutto, sulla sensazione del “lasciarsi vivere”, senza avere il reale controllo delle proprie decisioni.

Jukebox teatrale

Strambi camerieri vi presenteranno succulenti brani di teatro stuzzicando il vostro appetito artistico e culturale. Come al ristorante potrete scegliere i piatti che più vi intrigano da un cabaret di prelibatezze teatrali e recitative.
Assaggiate i nostri cremosi dialoghi, gustate i nostri monologhi d’annata, lasciatevi coccolare dalle nostre avvolgenti passioni.
Credete di non avere tempo per gustare il teatro?
Con la nostra modalità di “fast-theatre” le portate sono consumabili in pochissimo tempo (max 5 minuti) e, se siete ingordi, ripetute più e più volte. Dopotutto, il cliente ha sempre ragione.

Vi abbiamo fatto venire l’acquolina in bocca?

Un teatro della mente - Macbeth

Quello dei teatri della mente è uno spettacolo sensoriale in cui lo spettatore bendato, coinvolto direttamente nella performance, seguendo l’ambizioso Macbeth attraverso la profezia delle streghe, si trova con lui sul campo di battaglia e viene condotto nel lato più profondo della sua mente.

Seduto in quello che è lo spazio scenico, il pubblico assiste ad una delle più famose tragedie di Shakespeare, in questa inedita versione in cui le vicende del tiranno scozzese vengono narrate esclusivamente tramite stimoli uditivi, olfattivi e tattili.

Ci si immergerà quindi nelle atmosfere di una Scozia oscura, governata da despoti e abitata da streghe, in cui attori e spettatori daranno vita insieme allo spettacolo, i primi recitando e i secondi immaginandolo nella loro mente.

Manuale illustrato di giornalismo

Oggi siamo bombardati da notizie di ogni tipo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo indebolimento della carta stampata a favore del click-bait e delle notizie in pillole. Questo ha portato alla crisi del giornalismo come lo abbiamo sempre conosciuto e molte testate si sono dovute adattare al nuovo panorama che gli si è presentato davanti. È il caso dei giornalisti protagonisti dello spettacolo, che vedendo il calo delle vendite reagisce a questa situazione cambiando volto. Iniziano così a prediligere l’utilizzo di articoli acchiappaclick introdotti da titoli sensazionalistici che rimandano a notizie in realtà trascurabili. Questo aumenta il numero di contatti sul loro sito, permettendo la sopravvivenza del giornale. Il passo dal click-bait alla fake news è però breve, fino a che non rimangono vittime della loro stessa trappola, quando il grande richiamo di una tanto catastrofista quanto falsa notizia, la fa realizzare davvero. Quando un’informazione democratica inizia a nuocere a se stessa? Che responsabilità hanno i media e le agenzie di informazione su tutto questo?

Quel giorno a Genova

Racconti, pensieri e canzoni ispirati dal mare e dalla città dei cantautori. Lo spettacolo nasce dalle suggestioni, dalla poesia, dai profumi dei vicoli genovesi, con le loro storie e le loro passioni. Per lo più sono storie di donne, racconti che vengono dal mare, crudi e delicati allo stesso tempo. I ricordi della bambina degli anni ’70 si mescolano con quelli della donna di strada, il ricordo dei dei migranti con quelli della neve che cade su Genova e sul mare. E proprio il mare fa da leitmotiv a tutto lo spettacolo, portando a riva sogni realizzati e sogni infranti, storie di speranza e altre senza redenzione. Le narra con voce sicura e calda l’attrice tortonese Daniela Tusa, accompagnata nel suo viaggio da due musicisti d’eccezione: Dado Bargioni, cantautore blues qui in veste inedita, e Andrea Negruzzo. Tra i brani riarrangiati da Bargioni figurano Via del campo di De Andrè, Questi posti davanti al mare, di Fossati, De Andrè e De Gregori, Ma come fanno i marinai, di Lucio Dalla e De Gregori, Ciao Amore Ciao di Tenco, Titanic di De Gregori, Italiani d’argentina di Fossati, Una strepitosa attualizzata Dolcenera di De Andrè e molti altri, tratti dalla tradizione dei cantautori italiani e genovesi.

Riportami là dove mi sono perso

Si accoda alla produzione di testi e spettacoli che le Officine Gorilla portano avanti dal 2016, diventando cosı̀ un seguito, una prosecuzione ideale, nei temi di fondo, della precedente produzione “LoveDate – not a love story”.
Emma e Theo vivono la loro relazione, fondata su sentimenti profondi, in forte contrasto con il mondo che li circonda, una realtà esterna fatta di delusioni e di sconfitte, proiettata verso un futuro incerto, familiare e professionale. Forse sarebbero perfetti in una società altra ma quella in cui vivono è una società liquida che richiede ai protagonisti, e di conseguenza ai giovani come loro, continui adattamenti, continue rinunce e questo paradossalmente porta all’immobilismo e alla precarietà.

“La paura di annegare è talmente grande che uno nemmeno ci va più al mare.”

Questa è la società ̀liquida, quella che decreta la sconfitta della generazione dei trentenni, e la difficoltà dei rapporti è tale da suscitare il desiderio di tornare là dove tutto si è guastato, interrotto, perduto, forse sotto un mucchio di oggetti vecchi che si sono accumulati e bisogna gettare via. Il mondo esterno attraversa le mura di casa con telefonate che generano invidia e frustrazione e spot pubblicitari che inneggiano a bisogni sempre più ingombranti, distruggendo l’equilibrio della coppia.
Quando l’amore non basta e non si parla più solo di amore, in un mondo in cui bisogna parlare di pancia e
pensare con la pancia, l’individualismo diviene estremo. Theo e Emma cercano rifugio in qualcosa che nemmeno loro sanno cosa sia o dove stia. Indietro non si torna, ma da qualche parte dovranno pur (ri)comincare.

Romeo e Giulietta

Lo spettacolo è una performance sensoriale a cui un numero ridotto di spettatori (al massimo 50, lo spettacolo potrà essere quindi replicato più volte nello stesso giorno) assisterà bendato e seduto al centro dello spazio scenico, mentre attrici e attori reciteranno in mezzo a loro. Gli spettatori privati quindi di un senso fondamentale a teatro, sono condotti in un’esperienza immersiva grazie a stimoli uditivi, olfattivi e tattili in cui le scenografie, i costumi e gli stessi attori sono percepiti con gli altri sensi.
Il pubblico, una volta seduto, sarà quindi trasportato nell’azione scenica dalla voce degli attori che descriveranno le scene e le ambientazioni, dagli odori, dai paesaggi sonori e dalla musica che ne completeranno la drammaturgia. Il pubblico è spesso considerato più come un consumatore che come un artista, dimenticandosi che un’opera d’arte, non solo teatrale, ha bisogno di un gruppo di spettatori che si emozioni per essere considerata tale.
Per questo nasce “I Teatri della Mente”, un modo per far sì che il pubblico, rispettando il suo ruolo,
partecipi allo spettacolo in maniera creativa, diventandone l’artista finale, immaginando i costumi, la scenografia e persino l’aspetto degli attori. Uno stimolo sonoro, un profumo, una battuta sussurrata all’orecchio, un rumore che si avvicina, ognuna di queste cose farà sì che ogni spettatore percepisca lo spettacolo in modo diverso da un altro spettatore seduto in una diversa zona dello spazio scenico. Nato come “spin off ” del progetto di accessibilità al teatro Juta No Limits, avviato dal Teatro della Juta in collaborazione con Abilitando Onlus di Alessandria e il Centro Diego Fabbri di Forlì, il format I Teatri della Mente cerca di dare una risposta all’esigenza di creare spettacoli in cui ogni elemento del pubblico possa essere messo sullo stesso piano di fruizione.

Io odio Pinocchio

Lo spettacolo è una performance sensoriale a cui un numero ridotto di spettatori (al massimo 50, lo spettacolo potrà essere quindi replicato più volte nello stesso giorno) assisterà bendato e seduto al centro dello spazio scenico, mentre attrici e attori reciteranno in mezzo a loro. Gli spettatori privati quindi di un senso fondamentale a teatro, sono condotti in un’esperienza immersiva grazie a stimoli uditivi, olfattivi e tattili in cui le scenografie, i costumi e gli stessi attori sono percepiti con gli altri sensi.
Il pubblico, una volta seduto, sarà quindi trasportato nell’azione scenica dalla voce degli attori che descriveranno le scene e le ambientazioni, dagli odori, dai paesaggi sonori e dalla musica che ne completeranno la drammaturgia. Il pubblico è spesso considerato più come un consumatore che come un artista, dimenticandosi che un’opera d’arte, non solo teatrale, ha bisogno di un gruppo di spettatori che si emozioni per essere considerata tale.
Per questo nasce “I Teatri della Mente”, un modo per far sì che il pubblico, rispettando il suo ruolo,
partecipi allo spettacolo in maniera creativa, diventandone l’artista finale, immaginando i costumi, la scenografia e persino l’aspetto degli attori. Uno stimolo sonoro, un profumo, una battuta sussurrata all’orecchio, un rumore che si avvicina, ognuna di queste cose farà sì che ogni spettatore percepisca lo spettacolo in modo diverso da un altro spettatore seduto in una diversa zona dello spazio scenico. Nato come “spin off ” del progetto di accessibilità al teatro Juta No Limits, avviato dal Teatro della Juta in collaborazione con Abilitando Onlus di Alessandria e il Centro Diego Fabbri di Forlì, il format I Teatri della Mente cerca di dare una risposta all’esigenza di creare spettacoli in cui ogni elemento del pubblico possa essere messo sullo stesso piano di fruizione.

Per informazioni e prenotazioni:

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Dopo le esperienze degli spettacoli Love Date e Riportami là dove mi sono perso, che ha portato i Gorilla in alcuni importanti festival italiani,
nasce la prima coproduzione tra le due realtà: il monologo Blasé, scritto e diretto da Luca Zilovich e interpretato da Michele Puleio.

Love Date
Riportami là dove mi sono perso

Blasé